A chi appartiene l'acqua?
L'acqua potabile è il nostro bene più prezioso, una fonte di ricchezza oltre ad essere una materia prima essenziale sia per l'industria che per l'agricoltura. Oggi il commercio dell'acqua è diventato estremamente redditizio. A causa della sua crescente scarsità a livello mondiale, i fornitori di acqua - siano essi privati, municipali o statali - stanno diventando sempre più importanti.
Quando ci laviamo, cuciniamo o usiamo il bagno, nella maggior parte dei paesi industrializzati occidentali siamo oramai abituati al fatto che l'acqua sgorghi direttamente dal rubinetto. A differenza di altre materie prime, l'acqua è difficilmente soggetta a fluttuazioni della domanda. I principali consumatori sono l'agricoltura, l'industria e le famiglie private. A causa della popolazione mondiale in costante crescita, il consumo globale di acqua è aumentato di sei volte negli ultimi 100 anni e solo negli ultimi quarant'anni è aumentato di circa l'1% all'anno. Per espandere ulteriormente le infrastrutture, i comuni richiedono grandi investimenti, che, spesso, mancano delle risorse finanziarie necessarie. In molti paesi, reti di condutture vecchie o fatiscenti e acque sotterranee contaminate da nitrati sono solitamente la causa di acqua inquinata e non adatta per l'uso quotidiano.
L'infrastruttura idrica dipende spesso da un ampio ammodernamento, un enorme onere finanziario per città e comuni. Per una graduale espansione della rete di acqua potabile, è necessario pianificare, costruire, mantenere e ammodernare continuamente i sistemi di condotte e serbatoi d'acqua. Ciò costa alle autorità pubbliche somme enormi. Per contenere questa situazione, l'approvvigionamento idrico è stato privatizzato in molte zone d'Europa nel corso degli ultimi decenni. Una gradita iniezione finanziaria per i comuni, soprattutto in tempi di budget ristretti. La promessa: le società private dovrebbero lavorare in modo più economico rispetto ai monopoli statali e portare una migliore qualità e risparmi significativi per le casse vuote della città. La realtà: le città non hanno più alcun controllo sulla qualità dell'acqua e sul prezzo dell'acqua, dopo la privatizzazione delle società idriche, i cittadini spesso pagano molto di più.
Un sistema che "fa acqua da tutte le parti"
In Italia a chi appartiene l'acqua?! L'acqua è un bene pubblico, la proprietà della rete idrica è, pertanto, interamente pubblica, ma non mancano esempi di affidamento a soggetti privati per quanto ne concerne la gestione.
Nonostante il referendum del 2011, dove gli italiani hanno preso posizione contro la privatizzazione dell'acqua, oggi in Italia troviamo un sistema "misto". Con la legge 142/1990 e il riformamento degli enti locali, è venuto meno l'obbligo per comuni e province di costruire e gestire l'uso di acqua potabile, prevendendo tra le forme di gestione servizi locali, Spa o Srl a prevalente capitale pubblico. Il processo di privatizzazione , innescato da quel momento, ebbe un arresto dopo l'esito del referendum, per poi riprendere successivamente. Nel sistema attuale, c'è molta confusione: l'acqua rimane pubblica, ma il servizio di gestione è privatistico e viene fornito da società - pubbliche, miste o private.
Nel resto d'Europa le situazione non è molto dissimile. Nel Regno Unito la gestione dell'acqua cambia tra le singole nazioni. In Inghilterra e in Galles i servizi idrici funzionano sotto il modello della gestione privata diretta: a differenza dell'Italia anche le proprietà delle reti idriche sono affidate a società private. In Scozie e Nord Irlanda, invece, i servizi idrici funzionano sotto il modello della gestione pubblica delegata. I francesi, come gli italiani possono ricevere l'acqua da tre tipi di gestione: pubblica diretta, pubblica delegata o privata delegata. Stessa situazione in Spagna, dove il 10% della popolazione riceve acqua da reti a gestione pubblica, il 56% da gestione pubblica delegata e il restante 34% da società private che hanno ricevuto la gestione in concessione. Situazione diversa per la Germania, dove l'approvvigionamento idrico e di acque reflue è prevalentemente in mano pubblica.
L'"oro blu" e le battaglie per l'acqua
L'acqua , oggi, è una commodity come l'oro e il petrolio e potrà servire come strumento di risk management contro la carenza idrica. L'accesso alle risorse idriche e il loro controllo, secondo Kofi Annan, ex segretario generale ONU, potrà essere tra le cause di guerre future.
Alla crisi idrica che coinvolge molte popolazioni che vivono nei Paesi a basso reddito si affianca una scarsità di risorse in quelli sviluppati che per politiche ambientali discutibili e eccessiva crescita demografica stanno evolvendo in area a scarsità idrica.
Lo sfruttamento e la distribuzione delle risorse idriche richiedono un ingente investimento, pertanto, vi è uno stretto legame con la povertà. Nei Paesi a basso reddito gli investimenti più consistenti nella distribuzione di acqua potabile dipendono dagli aiuti internazionali o da fondi governativi che spesso concentrano i finanziamenti nelle capitali, a discapito dei centri urbani più periferici e delle zone rurali.
Inoltre, molti fattori incidono negativamente sull'accesso alle risorse idriche: inquinamento, disboscamento, desertificazione, cambiamenti climatici, ect. Pertanto, l'acqua rappresenterà in futuro una delle maggiori cause di conflitti, poiché la sua accessibilità sarà sempre più difficile e il controllo delle risorse rinnovabili sarà uno strumento politico fondamentale per preservare l'equilibrio mondale.
Inoltre, lo slancio verso la privatizzazione ha trasformato l'acqua in una nuova fonte di guadagno e speculazione.
Prelevare acqua finché i pozzetti non sono vuoti
I profitti lucrativi offerti dalla fornitura di acqua sono stati a lungo riconosciuti dalle grandi società internazionali e utilizzati per fini personali: acquistano i diritti sull'acqua dalle autorità idriche statali a tariffe basse e prelevano l'acqua direttamente dalle falde sotterranee. Quest'acqua viene quindi purificata e rivenduta. Il risultato per la popolazione locale: il livello delle acque sotterranee si abbassa notevolmente ogni anno, i fiumi si prosciugano e i pozzi svaniscono all'improvviso.
La vendita di società idriche municipali o statali a società private può comportare enormi problemi, fino al monopolio di un unico fornitore di acqua privato. Il monopolio crea un'enorme posizione di potere nei confronti dei comuni e dei consumatori, con conseguenze imprevedibili per l'industria dei servizi edili e l'artigianato. Oltre a imporre prezzi dell'acqua più elevati, le grandi società private possono anche creare l'infrastruttura necessaria nei propri impianti di produzione o da subappaltatori e farla installare e mantenere in loco dai propri fornitori di servizi invece che dall'artigianato.